Arch. Pietro
Strini
SANTA MARIA IN ARACOELI
Sul
grande altare barocco è situata l’icona della Madonna,
immagine molto venerata dai romani. Si hanno notizie di
questa icona a Roma sin dall’ottavo secolo ma, perduto
l’originale, fu sostituita da una copia nella metà del X
secolo.
L’originale proveniente da Gerusalemme era custodito nel
santuario di Chalcoprateia e arrivato dalla capitale
bizantina a Roma nel V secolo. L’originale perduto fu allora
sostituito da una delle numerose copie fatte
precedentemente. Si trovano esempi in Grecia, Germania,
Russia e in altre parti d’Italia; una celebre icona di
questo tipo si trova a Spoleto. Maria guarda l’osservatore
leggermente voltata verso destra, la sua mano destra è
alzata mentre la sinistra è appoggiata al petto ad indicare
che intercede per tutti coloro che si rivolgono a Lei. Sulla
testa è raffigurato un diadema.
A questo tipo di raffigurazione sono stati dati diversi
nomi:
- AGHIOSORITISSA, perché l’originale si trovava nel
santuario nel quale era custodita l’Aghia Soros, “Sacra
Urna” nella quale era conservata la cintura della Vergine.
- CHALCOPRATISSA, perché il santuario di Chalcoprateia era
situato nel quartiere del mercato del rame (in greco
chalcos) a centocinquanta metri dalla chiesa di S. Sofia.
- PARAKLISIS o Supplica per il suo gesto di intercessione.
Secondo la tradizione l’originale dell’ Aghiosoritissa fu
eseguito da San Luca, per cui viene anche indicata come
Madonna di San Luca.
A Roma vi sono sei icone molto simili a questa immagine, si
trovano a Santa Maria in via Lata, in Sant’Alessio, in San
Lorenzo in Damaso, in Santa Maria in Campo Marzio e in Santa
Maria del Rosario a Monte Mario.
Si attribuisce a questa immagine dell’Aracoeli la cessazione
della peste a Roma nel 1348 e per riconoscenza fu costruita,
con sottoscrizione popolare, la scalinata di 124 gradini,
inaugurata da Cola di Rienzo. Il 30 maggio 1948 fu
consacrata a questa immagine la città di Roma .
Cfr. Roma Sacra 15° itinerario.
E. SENDLER, Le icone bizantine della Madre di Dio,
Milano 1995, p.213.
L. GRASSI, La Madonna di Aracoeli e le tradizioni romane
del tema iconografico, in Riv. Arch. Cristiana, XVIII,
1941 pag. 51ss, Rothemund 273.
SANTA MARIA IN VIA LATA
In
un grande tabernacolo d’argento sull’altare maggiore è
venerata questa immagine della Vergine, anche questa
attribuita, secondo la tradizione, a San Luca. E’ venerata
con i due nomi scritti nella parte inferiore:”Fons Lucis”,
Fonte di luce, o “Stella Maris”, Stella del mare. Fonte di
luce per illuminare la vita a tutti gli uomini in stato di
bisogno; ma generalmente è invocata, fin dall’ottavo secolo,
e conosciuta con il nome di “ Madonna Advocata”. E’ dipinta
su tavola, opera di un certo “Petrus pictor”. Secondo alcuni
studiosi si può attribuire alla seconda metà del XII secolo,
secondo altri è più antica; molto ben conservata, è un
bell’esempio di pittura bizantina. Anche questa immagine è
simile a quella dell’Aracoeli, stessa posa e stesso
atteggiamento con grandi occhi e ricchi ornamenti. Presenta
lungo il perimetro una decorazione e nel lato inferiore la
scritta: Fonslucisstelamaris.
Cfr. Roma Sacra 2° itinerario
E. SENDLER, Le icone bizantine della Madre di Dio,
Milano 1995, p.213.
SANTI BONIFACIO E ALESSIO
Questa icona riprende un’immagine mariana molto venerata,
simile alle precedenti però con il busto leggermente
piegato; anche questa presenta un ricco diadema. E’ stata
eseguita a tempera su tela incollata alla tavola, forse di
cedro, e misura cm. 70x40. La data di esecuzione è
probabilmente tra il X-XI secolo, ma secondo alcuni studiosi
oscilla tra il XII-XIII secolo, eseguita probabilmente da un
artista di scuola romana o laziale. Il volto, grave e
pensoso, è leggermente asimmetrico e allungato, di colore
cupo schiarito sulle gote e sul mento; gli occhi sono
grandi, a mandorla e hanno uno sguardo intenso e sereno.
Secondo la tradizione sarebbe stata portata a Roma dal
Metropolita Sergio di Damasco alla fine del X secolo e così
sottratta alla distruzione iconoclasta. L’opera ha subito
alcuni restauri nel corso del 1600 e l’ultimo nel1952. Fu
incoronata dal Capitolo Vaticano nel 1645.
Cfr. E. SENDLER, Le icone bizantine della Madre di Dio,
Milano 1995, p.213.
SAN LORENZO IN DAMASO
All’estremità della navata sinistra della chiesa si trova la
Cappella della Concezione dove sull’altare è situata l’icona
della S. Vergine, ritenuta opera romana dell’ultimo quarto
del XII-XIII secolo. In precedenza l’immagine era nella
chiesa di San Salvatore ad Arco in piazza Campo dei Fiori,
dalla quale fu trasferita prima del 1494; è anche indicata
come Madonna di Grottapinta. E’ stata eseguita su tavola con
fondo dorato e la S. Vergine anche qui è rappresentata
secondo i il tipo iconografico già esaminato in precedenza.
L’espressione del volto è molto decisa e seria; in un
piccolo ovale, posto all’altezza del cuore, conserva le
reliquie di quaranta martiri, di Felice Papa e dei SS. Marco
e Marcelliano, come ricorda la scritta intorno all’immagine.
Nell’agosto del 1635 fu portata solennemente in processione
per la città. L’immagine non ha più la bella cornice
d’argento di oltre 77 libbre (circa 25Kg.), né la corona
d’oro posta dal Capitolo Vaticano nel1635. Il Papa Pio IX
(1846-1878) volle che fosse nuovamente incoronata nel 1854,
dopo la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione.
Cfr. Roma Sacra 10° itinerario.
S. VALTERI, La basilica di S. Lorenzo in Damaso,
Roma 1986.
SANTA MARIA DELLA CONCEZIONE IN CAMPO MARZIO
Sull’altare maggiore della chiesa si trova questa icona
detta Madonna Avvocata o della Concezione. Eseguita ad
encausto su tavola di pioppo, misura cm. 114,5x61 compresa
la semplice cornice in legno. Il tipo iconografico è simile
ai precedenti. La S. Vergine si volge verso l’osservatore
con uno sguardo dolce e un poco mesto. Ha subito molti
restauri, dopo quello a carattere conservativo del 1929
eseguito da Pietro De Prai. Uno più recente eseguito da
Gianluigi Colalucci ha consentito di rimettere in luce
l’immagine antica e dall’esame della tecnica e dei colori si
può pensare che l’autore si sia documentato su modelli
romani. Proviene dalla chiesa cinquecentesca dove era stata
posta dalla Badessa Colonna; nel XII secolo le suore ne
fecero fare una copia che fu portata a Venezia e ora è a
palazzo Barberini a Roma. Secondo un’antica tradizione, nel
750 arrivò a Roma una comunità di monache orientali,
provenienti da Costantinopoli per sfuggire alle persecuzioni
iconoclastiche portando con loro questa immagine della Madre
di Dio che ritenevano opera di San Luca. Papa Zaccaria I
(741-752), greco di origine, permise loro di stabilirsi in
Campo Marzio presso una chiesetta consacrata alla Madonna.
L’immagine venne coronata dal Capitolo Vaticano il 2 luglio
1655 e nel 1737 venne dorata la cornice. Dal 1920 la chiesa
è assegnata al Patriarcato Siro di Antiochia.
Cfr. Roma Sacra 9° itinerario.
G. GHARIB, Le icone mariane, Roma 1993.
L. MORTARI, La Madonna Avvocata di Santa Maria in Campo
Marzio, Studi Romani 12 (1974)
NOSTRA SIGNORA DEL ROSARIO A MONTE MARIO
E’
considerata la più antica icona della Madonna esistente in
Italia. Secondo la tradizione anche questa proviene da
Costantinopoli tra la fine del IV o inizio del V secolo e
secondo un’antica leggenda è opera dell’evangelista Luca.
Sul fondo dorato risalta molta bene l’espressione dolce del
volto con grandi occhi espressivi che ci guardano in modo
intenso e amorevole. Il colore dell’abito è quasi
completamente scomparso e ciò da più risalto al bel volto
eseguito ad encausto su legno. Le dimensioni della tavola di
tiglio sono cm. 71,5x42,5 e secondo alcuni studiosi potrebbe
provenire dall’area siriano-palestinese (VII-VIII sec.). Il
restauro eseguito nel 1960 ha confermato l’origine
mediorientale dell’icona. Abbiamo notizia che già dal IX
secolo si trovasse nella chiesa di S. Maria in Tempulo nei
pressi della Passeggiata Archeologica. Nel 1221 San Domenico
la fece traslare in S. Sisto Vecchio sulla via Appia (24
febbraio) dove rimase per 354 anni, fino al 1527 quando
venne ritrovata miracolosamente intatta nella chiesa
distrutta dai Lanzichenecchi durante il sacco di Roma. La
tradizione attribuisce a questa immagine la fine del
terribile flagello. Nel 1575 le suore furono costrette,
dall�������������infuriare della malaria, a trasferirsi nel monastero di
S. Sisto Nuovo presso il Quirinale (8 febbraio1575). Nel
1641 l’immagine fu solennemente incoronata dal Capitolo
Vaticano, ma la corona d’oro fu presa dai soldati
napoleonici nel 1748. Durante la rivoluzione francese,
all’epoca del trattato di Tolentino, le suore consegnarono
insieme ad altri oggetti in argento anche la preziosa veste
(riza) della prodigiosa immagine. L’immagine passò poi dalla
chiesa di S. Domenico e Sisto presso il Quirinale nella
chiesa del Rosario a Monte Mario il 14 agosto 1931.
Cfr. E. SENDLER, Le icone bizantine della Madre di Dio,
Milano 1995, p.213. |